martedì 15 giugno 2010



"Il piacere di un buon sapore si concentra nella lingua e nel palato"
Isabel Allende, dal libro "Afrodita"


Benvenuti in Cucina...Che Passione! Il blog con tante ricette tipiche e della tradizione italiana: dagli antipasti ai primi piatti, dai secondi ai dolci... Ottimi consigli per chi vuole inoltrarsi in un mondo di sapori!

FONTE: (immagine) http://www.cristianadepropris.com/lavori%20ad%20acquerello/concorso%20di%20bologna%20cucina%20nel%20mondo/cucina%20italiana.jpg

martedì 25 maggio 2010

Sai Perché Si Chiama Mortadella?


La mortadella è nata in epoca romana, probabilmente nel I sec. dopo Cristo e la sua produzione si è sviluppata soprattutto in un’area compresa tra l’ Emilia-Romagna e il Lazio.Infatti un prodotto nominato mortadella era già conosciuto ai tempi di Augusto e Tiberio (I secolo dopo Cristo). D’altronde gli etruschi, primi abitanti della moderna città di Bologna, erano già esperti nella salagione della carne di maiale. Ne è testimonianza il fatto che, nei territori un tempo abitati dagli etruschi, si sono sviluppati altri tipi di mortadella (emiliana, umbra, abruzzese, romana).

Due sono le ipotesi da cui originerebbe il nome di questo salume; ipotesi che peraltro si integrano: quella del “murtatum” e quella del “mirtatum”.

Il “mortarium”, il mortaio, era l’ utensile usato per tritare la carne di maiale detta appunto “murtatum” la quale prendeva il nome di “farcimen mirtatum” quando veniva insaccata e condita con una miscela aromatica sminuzzata, la concia, il cui elemento fondamentale è il mirto che ne conferisce il profumo e aroma tipico.

A conferma di questo è il fatto che nel Museo Archeologico di Bologna è conservata una stele funebre di epoca romana imperiale ritenuta la prima testimonianza di quello che si ritiene essere stato un produttore di mortadelle: su di essa infatti sono raffigurati da una parte sette maialetti condotti al pascolo e dall’altra un mortaio con pestello.

FONTE: http://www.saiperche.com/2009/09/04/perche-la-mortadella-si-chiama-cosi/

sabato 22 maggio 2010

Un Dolce Per Ogni Occasione

I BISCOTTI DI SAN VALENTINO



I biscotti di San Valentino, sono dei romantici dolcetti a forma di cuore, che rievocano il vostro sentimento per la persona amata; questi dolci e graziosi pensieri d’amore, saranno vostri complici nell’affrontare in modo romantico la prima colazione del mattino assieme al vostro partner, o più semplicemente potrete sgranocchiarli teneramente abbracciati davanti alla tv!
I biscotti di San Valentino, sono formati da due sagome di forma uguale e sovrapposte, e la marmellata funge da ripieno e da “collante”; la sagoma superiore dovrà essere ulteriormente incisa per fare affiorare la marmellata in superficie. Serviranno quindi due stampini a forma di cuore, uno più piccolo dell’altro.

STRUFFOLI



Gli struffoli sono i dolci più tipici della tradizione Napoletana e rappresentano sicuramente una delle ricette più caratteristiche del periodo Natalizio.
Per chi ancora non avesse mai sentito parlare degli struffoli, basti dire che sono delle piccole palline di pasta dolce, fritte e poi immerse nel miele e decorate con confettini colorati e frutta candita.
Per quanto riguarda le origini degli struffoli, dobbiamo tornare indietro fino all’età degli antichi Greci che pare li abbiano esportati nel Golfo di Napoli al tempo di Partenope. Ed è proprio dal greco che secondo molti deriverebbe anche il nome “struffoli”: più precisamente dalla parola “strongoulos”, ovvero “dalla forma arrotondata”.
Secondo altri pareri, la parola struffolo, deriverebbe da "strofinare", il gesto che compie chi lavora la pasta, per arrotolarla a cilindro prima di tagliarla in tocchetti.
Altri ancora, pensano che lo struffolo si chiami così perché “strofina” il palato, ovvero lo solletica con il suo dolce sapore. Nonostante sia una preparazione molto conosciuta ed apprezzata, gli struffoli hanno una larga diffusione solo nell’Italia meridionale dove ne esistono diverse versioni, tutte più o meno simili alla ricetta originale ma con nomi diversi: in Calabria “cicirata” o “turdiddi”, in Umbria ed Abruzzo “cicerchiata” ed a Palermo “strufoli”.

LA TORTA MIMOSA



La torta mimosa, viene preparata in corrispondenza della festa della donna, ovvero l’ 8 marzo. Questa festa ha le sue origini nel 1908, quando durante uno sciopero di protesta da parte di un gruppo di donne per le condizione lavorative, finì in tragedia a causa di un incendio. Non è una ricorrenza di carattere religioso ed è abbastanza recente, soprattutto perché in Italia si festeggia soltanto dal dopoguerra; pertanto non esiste una tradizione gastronomica dedicata, anche se è diventata consuetudine da parte di gruppi di amiche uscire insieme a cena nei ristoranti. La mimosa non è un fiore commestibile, anzi è velenoso, e quindi non può essere un ingrediente della torta mimosa, che invece deve il suo nome al pan di Spagna con la quale viene fatta, e che sbriciolato sulla superficie ricorda i delicati fiori della mimosa.
La versione che vi proponiamo è una fresca rivisitazione, arricchita e insaporita da pezzi di ananas.


-PREPARAZIONE
Per realizzare la torta mimosa, preparate un pan di Spagna(vai alla ricetta del pan di Spagna) che cuocerete in uno stampo del diametro di cm 24; preparate anche la crema pasticcera mettendo una scorza di limone nel latte che poi toglierete a preparazione finita (vai alla ricetta della crema pasticcera), quindi lasciate raffreddare le due preparazioni. Tagliate orizzontalmente la parte superiore del pan di Spagna con un coltello dalla lama lunga, in modo da togliere la calotta dorata. Con l'aiuto di un coltello più piccolo tagliate la circonferenza del pan di Spagna, lasciando un bordo spesso almeno 2-3 cm.

Con le mani asportate la parte centrale del pan di Spagna e svuotate la torta della sua mollica, come se voleste formare una scatola vuota; per modellare bene l'incavo servitevi di un cucchiaio (o delle dita) , ricordandovi di lasciare sul fondo uno spessore di circa 2 cm.

Tagliate la mollica estratta in strisce e poi in piccoli cubetti; ora potete decidere se lasciarli in questo modo oppure, se con delicatezza, sfregarli nei palmi delle mani in modo da conferirgli una forma tonda, come l’aspetto della mimosa; metteteli da parte.
Mettete a scolare l'ananas sciroppato e mischiate metà dello sciroppo di ananas in barattolo con il bicchierino di Grand Marnier; usatelo per bagnare il fondo ed i lati della torta facendo in modo che siano inzuppati ma che non cedano.

Tagliate a piccoli cubetti l'ananas sgocciolato. Montate la panna, e aggiungete lentamente a cucchiaiate lo zucchero al velo; incorporatela delicatamente alla crema pasticcera ormai raffreddata, tenendo da parte una porzione sufficiente di crema per ricoprire la torta; aggiungete al composto di panna e crema l'ananas tagliato a piccoli cubetti.

Riempite l'incavo del Pan di Spagna con questa farcia cercando di dare una forma bombata alla torta; chiudete la torta con la calotta che avevate asportato all’inizio della preparazione(messa però con la parte dorata all’interno, che deve toccare la farcia), bagnatela con un po' di sciroppo e ricoprite, aiutandovi con una spatolina o con un coltellino dalla lama liscia, tutta la torta con la crema che avevate messo da parte.

Una volta ricoperta tutta la torta con la crema, ricoprite l'intera superficie facendo aderire i piccoli cubetti di Pan di Spagna.Ponete la torta in frigorifero per almeno 3-4 ore prima di servirla e qualche minuto prima di servirla decoratela a piacere con frutta, fiori freschi o rametti di mimosa.

■ Consiglio
La farcia della torta mimosa è originalmente costituita solo da crema pasticcera e panna montata mischiate: in questo caso è stata arricchita dall’ananas, il cui sapore ben si sposa con la ricca crema che lo avvolge, e si presta a richiamare il giallo della mimosa; ma se volete, potrete adoperare altra frutta per farcire la vostra torta. Potrete infatti usare metà ananas e metà pesche sciroppate, oppure optare per delle fragole, o dei frutti di bosco!
Al momento di servire la torta mimosa, potete decorarla con delle bacche di ribes rosso o con delle violette commestibili, preventivamente spennellate di albume d’uovo e cosparse di zucchero semolato.

■ Curiosita'
La mimosa è stata scelta come fiore simbolo della festa della donna nel 1946 dall’U.D.I. (Unione Donne Italiane) nel corso dei preparativi dei primi festeggiamenti in italia.
Le donne riunite a Roma furono affascinate dai fiori di un giallo intenso e da quel profumo particolare tipico della mimosa e che in quei giorni di marzo davano bella mostra di se nei giardini romani.
Da allora la consuetudine vuole che nel giorno della festa della donna gli uomini regalino alle donne mazzetti di mimosa.

FONTE: http://ricette.giallozafferano.it/Biscotti-di-San-Valentino.html
http://ricette.giallozafferano.it/Struffoli.html
http://ricette.giallozafferano.it/Torta-mimosa.html

CURIOSITA'
Lo sapevi che il latte é buono al buio?
Quando si acquista il latte al supermercato non bisogna controllare solo la data di scadenza riportata in etichetta ma bisogna verificare anche il tipo di illuminazione usata per nel banco frigo.

Una ricerca dell'Università del Missouri, citata sulla sezione Salute di Focus.it, ha dimostrato che la luce dei neon può modificare il sapore del latte conferendo un retrogusto tipico del latte non fresco.
Pare infatti che la luce, attraversando le confezioni trasparenti di plastica e vetro (molto meno i cartoni opachi) provochi un processo di ossidazione.
La luce fluorescente, inoltre, disattiva la funzione di alcune vitamine, come la B2 e la C.
Il fenomeno, che è meno evidente nel latte intero grazie all'effetto barriera del grasso, potrebbe essere evitato dai gestori dei supermercati con un'illuminazione adeguata e dai produttori con contenitori traslucidi di colore opaco.

FONTE: (immagine) http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2008/10/16/125832/images/149498-latteap.jpg.JPG
(testo)http://www.baldiristorazione.it/br/lo-sapevi-che-il-latte-e-buono-al-buio.3sp?pageNum=0

Portafogli Di Vitello e Spinaci



















600 g di noce di vitello
500 g di spinaci
100 g di prosciutto cotto
300 g di carote
110 g di burro
1 bicchiere di marsala
40 g di uvetta
30 g di pinoli
40 g di farina
1 cucchiaio di origano
noce moscata
sale
pepe


LA RICETTA IN 5 MOSSE
1) Fate rinvenire l'uvetta 15 minuti in acqua tiepida; nel frattempo, lavate e sciacquate bene
gli spinaci e lessateli con l'acqua residua del lavaggio per 10 minuti A.
2) Scolate gli spinaci, strizzateli con cura e fateli insaporire in una padella con 30 g di burro; aggiungete i pinoli, l'uvetta
B, 1 grattugiata di noce moscata e fate asciugare per 5 minuti a fuoco vivace; poi salate e pepate.
3) Tagliate a fette la noce di vitello e appiattitele con il batticarne. Salatele e pepatele leggermente, ricopritele con gli spinaci
e con 1 fetta di prosciutto C, quindi ripiegatele a metà.
4) Fissate i portafogli con qualche stecchino, infarinateli e fateli cuocere per 15 minuti in una padella con 50 g di burro. Trascorso il tempo levateli e teneteli da parte in caldo. Intanto versate il marsala nel sugo di cottura D e fatelo ridurre a
fuoco alto mescolando con un cucchiaio di legno per amalgare tutto.
5) Raschiate e spuntate le carote, tagliatele a tocchetti di circa 4 cm e torniteli arrotondando gli spigoli E. Sbollentate i tocchetti, fateli stufare per 10 minuti con il burro rimasto e profumateli con l'origano.
Servite i portafogli con il loro sugo di cottura e le carote stufate.

FONTE: http://www.donnamoderna.com/cucina/ricette/dettaglio/Portafogli-di-vitello-e-spinaci/31725/0/M.html

I Vini Da Provare

"Un buon pasto é sempre accompagnato da un buon vino."
Ecco una serie di vini tra i più utilizzati nella cucina italiana:






LAMBRUSCO DI CASTELVETRO
secco, per quanto possa esserlo un lambrusco ha spuma densa e aromi fruttati. Pieno e solido, é un vino che convince. Adatto con salumi e formaggi.

PROSECCO DI CONEGLIANO

uno spumante di notevole personalità, a partire dalla finezza della spuma. Intenso l'impatto olfattivo tutto floreale, piacevole il gusto. E' un vino allegro che accompagna antipasti di buona struttura.

NERO D'AVOLA FORTI TERRE DI SICILIA

maturato in barrique, é un rosso profumato di fiori e frutta e caratterizzato da un gusto rotondo e morbido. E' adatto ad arrosti e formaggi stagionati.

GRAGNANO
un rosso prodotto in piccole quantità nella zona attorno a Napoli utilizzando uve tipiche regionali. Ha profumi floreali intensi e persistenti, gusto secco e asciutto. E' caratterizzato da un discreto tenore alcolico. E' consigliato da bere con ragù alla napoletana, arrosto di maiale, broccoli.

NOBILE DI MONTEPULCIANO
importante rosso toscano da non confondere con il montepulciano abruzzese. Ha profumi intensi e persistenti di fiori freschi con sentori di spezie, gusto asciutto e tannico. Accompagna piatti come gnocchi al gorgonzola, filetto con salsa al tartufo, crostata di pere e cioccolato.

CHIANTI
colore rosso carico, eccellente personalità e corpo strutturato per uno dei classici dell'enologia toscana. Ha un profumo intenso e presenta un'armonia complessiva che lascia in bocca un gradevolissimo gusto alla viola.

-> Cliccando qui potete trovare alcune curiosità spicciole sul vino

FONTE: ricettario "In Tavola", supplemento n.45 a "Tv Sorrisi e Canzoni" n.38 del 22 ottobre 2003,Mondadori
(immagine): http://goodmorningumbria.files.wordpress.com/2009/10/vino.jpg

venerdì 21 maggio 2010

Lo Sapevi Che Con Il Pesce Non Vanno Abbinati Solo Vini Bianchi ?

CURIOSITA'
Sono finiti i tempi in cui James Bond riconosceva a colpo sicuro una spia
sovietica perchè ordinava del Chianti rosso con un bel menù a base di pesce.

Tra le mode degli ultimi anni vi è infatti quella di abbinare il pesce ai vini rossi, e magari anche ai rossi ben strutturati.

Del resto, anche i bianchi non sono più quelli di una volta, giovani e pallidi: il bouquet ricco, il colore giallo carico, la buona struttura e la capacità di invecchiare anche quattro o cinque anni sono tutti elementi che connotano i bianchi del Terzo Millennio.

Cosa bere, allora, con il rombo, la frittura e la grigliata di pesce?

Se una regola di base può essere quella di essere fedeli ad abbinamenti regionali e bilanciati, bisogna sempre considerare che quanto più magro è il pesce e semplice il metodo di cottura, tanto più ci si deve orientare su bianchi non molto strutturati.

Una zuppa di pesce,magari cosparsa di peperoncino, potrà reggere anche un rosso giovane.
Un baccalà mantecato si abbina bene con un bianco di gran corpo o un rosso fermo ma non troppo carico.
I crostacei amano i bianchi aromatici. E se non l'avete ma provato prima
lasciatevi tentare da un abbinamento a prima vista barbarico: ostriche e birra,
rigorosamente di produzione artigianale.
Una più rustica variante belga, sapida e gradevole, accompagna cozze, patatine fritte e birra.

Provate e vi ricrederete.


FONTE: http://www.baldiristorazione.it/br/lo_sapevi_che_con_il_pesce_non_vanno_abbinati_solo_vini_bianchi.3sp?pageNum=0

lunedì 17 maggio 2010

Gustando La Cipolla

Direttamente dalla Calabria arriva la cipolla rossa di Tropea. E' il nome dato alla cipolla rossa (Allium cepa) coltivata tra Nicotera, in provincia di Vibo Valentia, e Campora San Giovanni, nel comune di Amantea, in provincia di Cosenza, nel comune di Acquaviva delle Fonti e lungo la fascia tirrenica. Viene prevalentemente prodotta tra Briatico e Capo Vaticano nel comune di Ricadi. Le particolari sostanze contenute nei suoli di questa zona la rendono dolce e non amara.

Questo ortaggio contiene vitamina C, vitamina E, ferro, selenio, iodio, zinco e magnesio. La forma è rotonda od ovoidale.
Un tipico primo piatto locale è :

IL RISOTTO CIPOLLE DI TROPEA E GORGONZOLA

Ingredienti per 2 persone:
- 200 gr di riso
- 2 cipolle di tropea
- 1 dado vegetale
- 120 gr di gorgonzola piccante (non dolce)
- sale
- pepe
- olio d’oliva

Preparazione:

Pulite le cipolle e tagliatele a fettine.
Mettete le cipolle in padella con un filo di olio,coprite con un coperchio e fate appassire le cipolle;a questo punto aggiungiamo il riso e facciamolo tostare per 3-4 minuti
Nel frattempo, in una pentola, preparate il brodo mettendo a bollire l’acqua con un dado vegetale e tenetelo sempre caldo.
Bagnate il riso con un mestolo di brodo mescolando spesso e aspettate che si asciughi prima di aggiungere un nuovo mestolo di brodo.
Quando il riso è quasi cotto, fate finire di ritirare il brodo e aggiungete il gorgonzola a pezzetti (tenendone qualche pezzetto per decorare)
Fate sciogliere il gorgonzola quindi regolate di sale (se necessario) e pepe
Mescolate bene… e il risotto è pronto!
Servite caldissimo guarnendo con fettine sottili di gorgonzola che… presto si scioglierano!!! Se di gradimento, spolverizzate con altro pepe…
Buon appetito!!


CURIOSITA'

Perché la cipolla fa piangere?
La cipolla contiene le alliine, comprendenti diverse cisteine solforate che, quando si taglia la cipolla, si degradano per via enzimatica liberando sostanze volatili, tra cui S-ossido di (Z)-tiopropanale, che è irritante per gli occhi.
A contatto con la lacrima, questo composto si idrolizza in propanolo, acido solforico e idrogeno solforato per cui la lacrimazione è da considerare un mezzo escogitato dal nostro organismo per proteggersi dagli effetti irritanti di questa sostanza.

Per evitare di piangere si suole tagliare la cipolla tenendola immersa nell’acqua o sotto un filo di acqua corrente.
Altre precauzioni che la tradizione tramanda sono
a) tenere la cipolla, prima di tagliarla, in frigorifero per 1 ora o in congelatore per 15 minuti;
b) tenere un pezzo di pane tra i denti durante il taglio;
c) utilizzare un coltello molto affilato, e, stando in piedi lontano il più possibile dalla cipolla che si sta tagliando;
d) bagnare la cipolla prima di affettarla.



FONTE: http://www.ideericette.it/ricetta-risotto-cipolle-di-tropea-e-gorgonzol/
(testo adattato da) http://it.wikipedia.org/wiki/Cipolla_rossa_di_Tropea
http://www.valorealimentare.it/04/12/2009/autori/matteo-giannattasio/perche-la-cipolla-fa-piangere/